Catone l’Uticense doveva essere all'inferno
LETTERATURA
La figura di Catone l'Uticense
Catone l'Uticense, noto anche come Marco Porcio Catone, è una delle figure più affascinanti dell'antica Roma. Ricordato come rigoroso rappresentante dello stoicismo, si distinse principalmente per la sua strenua opposizione alla Tirannia di Cesare che lo porterà successivamente al celebre gesto.
Questo personaggio illustre percorre anche le vie della Divina Commedia dove Dante, nonostante il suicidio compiuto, decide di non collocarlo nel regno infernale. Questa scelta ha suscitato non poche discussioni considerando che la dottrina cristiana condanna irrevocabilmente questo atto. Cosa può aver spinto dunque il sommo poeta a porre la sua figura nel Purgatorio?
Il Suicidio e la Libertà
Le fonti attestano che Catone si tolse la vita nel 46 a.C. a Utica, in Africa, per evitare di sottomettersi all'autorità di Cesare vista, ai suoi occhi, come la fine della Repubblica Romana e della libertà per la quale aveva sempre combattuto. Pur di non rinnegare i suoi ideali, Catone decise di rinunciare alla propria condizione terrena attraverso un sacrificio che, sebben radicale, divenne l'emblema della libertà di un uomo nato e cresciuto libero, principio portante dell'etica stoica.
Catone: il custode del Purgatorio
Nel mondo della Commedia, però, Dante colloca i suicidi nel settimo cerchio dell'Inferno. Invece, contrariamente a come ci si potrebbe aspettare, il poeta non colloca Catone nel regno degli inferi, bensì nel Purgatorio. Se non bastasse, all'Uticense viene assegnato addirittura il ruolo di "custode", una carica di grande onore e responsabilità. Questa scelta naturalmente riflette volutamente un profondo significato simbolico.
Nella sua visione poetica e filosofica, infatti, questo atto estremo non è visto come segno disperazione o fuga dalle sofferenze terrene, quanto piuttosto come l'apice della libertà e della dignità umana. Dante fa di Catone un perfetto modello di virtù stoica, un esempio di rettitudine che va oltre le comuni categorie morali di peccato.
La sua presenza all'ingresso del Purgatorio sottolinea che la purificazione e la redenzione passano attraverso il rigore, la severità e il rispetto profondo per la verità e la libertà. Catone è visto come un martire, colui che ha sacrificato tutto per mantenere la propria integrità, restando fedele ai propri principi. Questo lo rende, agli occhi di Dante, degno di onore e rispetto, al punto da affidargli la custodia di un luogo sacro come il Purgatorio.
«Libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta» (Purgatorio, I, 71-72).
Conclusione
La figura di Catone l'Uticense nella Divina Commedia rappresenta un affascinante paradosso: un suicida elevato a simbolo di virtù e custode del Purgatorio. Questa scelta non solo evidenzia il genio poetico di Dante, ma stimola anche una profonda riflessione sulla natura della libertà, del sacrificio e della purificazione morale. Catone, con il suo esempio di vita e di morte, continua a essere un'ispirazione e un punto di riferimento per chiunque cerchi di comprendere le complesse dinamiche tra la libertà individuale e l'etica collettiva. Il ritratto del Catone dantesco fa di questo personaggio emblematico una sovrapposizione tra morale stoica e visione cristiana della salvezza, sfidando le convenzioni e stimolando una riflessione più profonda sulla natura del peccato e della redenzione.
Fonti:
Alighieri Dante, Commedia, a cura di Giorgio Inglese, Roma, Carocci Editore, 2016.
Corti Maria, La figura di Catone nella letteratura italiana, Einaudi, 2019.
Ferroni Giovanni, Catone e Dante: indagine su un mistero letterario, Editore Mondadori, 2021.